È questo l’esito di un confronto svolto al Dipartimento di urologia del Virginia prostate cancer di Norfolk (Usa), pubblicato sull’ultimo numero del Journal of urology. Tra il febbraio del 2000 e il dicembre del 2008, a tutti i pazienti (n=785) sottoposti a uno dei quattro trattamenti, è stato chiesto di rispondere ad un questionario validato per misurare la qualità di vita nei soggetti con tumore prostatico; tale documento è stato compilato prima dell’intervento e, successivamente, in varie visite a distanza di mesi, fino a due o tre anni dall’operazione.
Si è così visto che la brachiterapia e la crioterapia, rispetto alla prostatectomia radicale in aperto o mininvasiva, dimostravano una frequenza tre volte superiore di ritorno alla funzione urinaria di partenza, mentre la sola brachiterapia, a confronto delle altre tre tecniche, si attestava su un tasso cinque volte superiore di recupero della funzione sessuale di base. La prostatectomia robotica, che in questo studio non sembra far registrare risultati eclatanti, si prende peraltro una “rivincita” nello stesso fascicolo del Journal of urology con un lavoro dell’Università di Chicago in cui si afferma che esiste una probabilità accettabile di riottenere sia la continenza sia la funzione sessuale dopo intervento robot assistito in pazienti anziani selezionati.
(J Urol, 2010;183(5):1822-8
J Urol, 2010;183(5):1803-7)
Nota personale: ancora una volta si discute su quale sia il metodo migliore per affrontare il tumore prostatico e l’enorme varietà degli studi conferma un dato sicuro: nessuna terapia prevale su un’altra e che è solo l’esperienza del singolo urologo a far variare la decisione del paziente nel colloquio informativo per la scelta tra le varie opzioni. Per una scelta di tipo interventista in un paziente giovane si dovrebbe privilegiare anche l’aspetto sessuale ed indirizzare ai centri con migliore casistica di interventi laparoscopici (il tempo di intervento non dovrebbe superare le 2-3 ore) con risparmi delle fibre nervose conduttrici della risposta erettiva. Per pazienti anziani la scelta di radioterapia o brachiterapia o di crioterapia, se non la terapia ormonale o addirittura la “vigile attesa” dovrebbe essere la scelta migliore.