LE INFEZIONI URINARIE RICORRENTI
L’Escherichia coli è il batterio più frequentemente associato a numerose malattie infettive, tra cui soprattutto le infezioni del tratto urinario. Questi ceppi batterici sono definiti uropatogeni e posseggono una moltitudine di fattori di virulenza come fimbrie e flagelli (microstrutture che rendono il batterio più aggressivo e grazie alle quali è in grado d aderire alla mucosa delle vie urinarie).
INCIDENZA DELLE INFEZIONI URINARIE
Le infezioni delle vie urinarie hanno un’elevata incidenza nella popolazione femminile, interessando quasi una donna su due almeno una volta nella vita. Le infezioni spesso recidivano nei mesi successivi, nonostante l’uso appropriato di antibiotici. Il ceppo colonizza la mucosa periuretrale e si propaga per via ascendente dall’uretra alla vescica. Raramente risale attraverso l’uretere fino al rene a causare la pielonefrite, un evento usualmente raro nelle donne con cistite non trattata e nelle donne e negli uomini con batteriuria asintomatica non trattata. Una possibile propagazione è descritta attraverso i vasi linfatici a provenienza intestinale a giustificare una elevata incidenza, soprattutto nelle donne, per un alvo incostante o per fenomeni di ‘colite’.
CISTITE: I SINTOMI
I sintomi caratteristici della cistite sono spesso invalidanti, come disuria, pollachiuria, urgenza minzionale, stranguria (bruciore) intenso e dolorabilità pelvica. Più raramente la cistite acuta (non complicata) può avere una rapida risoluzione della sintomatologia anche senza trattamento (la presenza di batteri nelle urine, chiamata batteriuria, se asintomatica non va trattata con antibiotici).
TERAPIA
La scelta del regime antibiotico sta diventando sempre più difficile per la crescente resistenza antimicrobica dei ceppi uropatogeni in diverse aree geografiche: la resistenza ad amoxicillina e trimetoprim-sulfametossazolo ha raggiunto il 20% in molte regioni del mondo, inclusa l’Italia. E’ aumentata anche quella ai fluorochinolonici, cefalosporine orali e amoxicillina-clavulanato raggiungendo ormai quasi il 15%. Soprattutto l’uso esteso dei fluorochinolonici (ciprofloxacina, levofloxacina) ha comportato un aumento di ceppi uropatogeni resistenti. Per adesso la resistenza a nitrofurantoina e fosfomicina è estremamente bassa, ma il quadro micro- biologico potrebbe cambiare rapidamente nei prossimi anni. Ogni medico, nell’atto di prescrivere un antibiotico per una cistite, dovrebbe considerare le potenziali implicazioni eco-microbiologiche (cioè la selezione di batteri multiresistenti) e il quadro epidemiologico delle resistenze antimicrobiche nella regione geografica di appartenenza.
Efficacia farmacologica, microbiologica e clinica del D-mannosio
L’Escherichia Coli, come la maggior parte dei patogeni Gram negativi, è dotato di numerose strutture adesive, che permettono a questi microrganismi di colonizzare specifiche nicchie nell’ospite. L’adesività delle fimbrie permette al patogeno di penetrare la mucosa e diffondersi rapidamente al pavimento vescicale. I ceppi patogeni possono invadere le cellule uroepiteliali con un meccanismo pilo-dipendente.

Raggiunto lo spazio intracellulare, i batteri formano le cosiddette colonie batteriche intracellulari, che costituiscono il substrato microbiologico del biofilm, che riveste la parete vescicale, creando un ambiente protetto dagli antibiotici e dal sistema immunitario dell’ospite
L’aumento dell’incidenza di resistenza batterica agli antibiotici ha rinnovato l’interesse per i meccanismi molecolari alla base dell’adesione e lo sviluppo di terapie complementari o alternative per le infezioni delle vie urinarie, specie se ricorrenti.
Già trent’anni fa era stato dimostrato che, tra diversi monosaccaridi a 5 e 6 atomi di carbonio, il D-mannosio è il più potente ad inibire l’adesione di E. coli su cellule uroepiteliali esfoliate nelle urine di donne sane, indicando quindi la potenziale utilità clinica di questo composto nutraceutico. Il D-mannosio viene assunto per via orale, è assorbito dal tratto gastroenterico ed è eliminato con le urine, dove esplica la sua azione terapeutica. La dimostrazione dell’efficacia clinico-urologica del D-mannosio nelle infezioni ricorrenti è ormai consolidata da numerosi lavori scientifici, sia utilizzato nelle batteriurie asintomatiche sia in profilassi di quelle ricorrenti o in associazione nelle forme acute. Giova ricordare che l’efficacia del D-Mannosio nelle infezioni urinarie è soprattutto legata alla quantità somministrata che deve essere superiore a 1,5 gr. e che nei prodotti migliori in commercio raggiunge i 2 gr.
L’ESTRATTO DI MELOGRANO e LATTOBACILLI
I benefici derivanti dall’uso del D-mannosio insieme con l’estratto di melagrano agiscono in sinergia su differenti bersagli, riducendo ulteriormente il rischio di resistenza, agendo i due ingredienti su differenti bersagli farmacologici. Un prodotto che contenga anche lattobacilli va’ infine a completare tale azione sinergica ricolonizzando con batteri ‘sani’ il tratto intestinale in considerazione del fatto che uno degli eventi concomitanti nelle infezioni urinarie ricorrenti è legato a meccanismi intestinali di disbiosi. Il consiglio come sempre è quello di accertarsi, nella pletora di prodotti in commercio, della bontà della produzione e qualità dei prodotti alla stessa stregua di quanto accade per i prodotti farmaceutici cosiddetti generici o equivalenti cui si rimanda (LINK).
