Generici ed equivalenti, quale la differenza? La nozione di medicinale generico è stata introdotta all’interno dell’ordinamento italiano nel 1995. È stata, infatti, autorizzata l’immissione in commercio come medicinali generici di prodotti di origine industriale contenente uno o più principi attivi non protetti da brevetto, previa attestazione della loro bioequivalenza rispetto a un medicinale o medicinale “di marca” (propriamente detto medicinale di riferimento o originatore) già in commercio avente la stessa composizione quali-quantitativa in principiattivi, la stessa forma farmaceutica (e.g., compresse, fiale) e le stesse indicazioni terapeutiche.

MEDICINALE GENERICO

Il termine “medicinale generico” deriva dalla traduzione italiana della definizione “generic medicinal product”. A differenza della dicitura inglese, che rimanda esattamente alla definizione normativa, l’utilizzo della parola “generico” potrebbe essere fuorviante per il paziente. Infatti, il termine “generico” viene frequentemente percepito dall’opinione pubblica come un rimedio non dotato di sufficiente specificità per una certa indicazione e, talvolta, come un prodotto di qualità inferiore rispetto ai medicinali di riferimento, chiamati erroneamente specialità medicinali.

MEDICINALE EQUIVALENTE

Introdurre la definizione di medicinale “equivalente” è sembrato quindi opportuno per risolvere questo problema. Tale definizione però contrasta con quanto utilizzato in tutti gli altri paesi e, per questo motivo, se pure la traduzione italiana non sia esauriente come il significato originale, il termine “generico” risulta essere ancora oggi quello più appropriato.

MEDICINALE “DI MARCA”

Il termine “medicinale di marca”, contrapposto a quello di medicinale generico, può far pensare che quest’ultimo sia più scadente come accade per altri beni di consumo, il che risulta particolarmente pericoloso se si tratta di un prodotto per la salute. Il termine “medicinale di marca” viene impiegato per descrivere il prodotto cui il medicinale generico fa riferimento in termini di bioequivalenza, ma è intrinseco dalla definizione enunciata nella Legge n. 425 del 8 agosto 1996, che in realtà si riferisce ad un medicinale coperto da brevetto, che ha quindi un nome di fantasia proposto dall’azienda proprietaria del brevetto, che per prima lo ha immesso sul mercato. È importante quindi non confondere “di marca” con “di maggior valore”, ma considerare “di marca” come “brevettato”.

COSA SI INTENDE CON BREVETTO DI UN MEDICINALE? QUALE È LA SUA DURATA

Le aziende produttrici dei medicinali originatori sostengono i costi di ricerca e di lancio; il brevetto offre una protezione, del principio attivo o della formulazione, che permette all’azienda di mantenere il monopolio della vendita del prodotto per un periodo di alcuni anni, in modo da poter recuperare l’ingente capitale investito.

Il brevetto farmaceutico dura 20 anni a partire dalla data di deposito, la quale precede di molto la data di effettiva commercializzazione per il lungo tempo di sviluppo del medicinale. All’azienda rimangono quindi solo pochi anni per cercare di rientrare con le spese.

È VERO CHE UN MEDICINALE GENERICO COSTA DI MENO PERCHÈ È DI SCARSA QUALITA’?

L’erronea convinzione sui medicinali equivalenti è che apportino un risparmio economico grazie all’utilizzo di materie prime più scadenti o alla produzione in paesi in via di sviluppo. Le aziende che producono medicinali equivalenti possono concedersi di praticare prezzi più competitivi, rispetto a quelle titolari del prodotto originatore, semplicemente perché ilprincipio attivo è già noto (e non sono quindi necessari investimenti economici in ricerca sulla molecola), e non devono condurre studi pre-clinici e clinici completi per dimostrare sicurezza ed efficacia del medicinale equivalente nell’uomo, poiché sono già state verificate per il medicinale originatore.

COME IMPATTANO GLI ECCIPIENTI SULL’EFFICACIA DI UN PRINCIPIO ATTIVO?

I medicinali equivalenti non sempre contengono gli stessi eccipienti, e spesso non sono formulati con lo stesso processo e la medesima tecnologia. Tuttavia, è necessario che l’azienda ne dimostri la bioequivalenza.
Gli eccipienti sono sostanze inerti prive di proprietà terapeutiche, che vengono impiegate per fare sì che la forma farmaceutica possa essere prodotta e che il principio attivo, la componente del medicinale che svolge azione terapeutica, possa essere somministrato. Questa loro funzione di “supporto” non deve essere interpretata come se gli eccipienti possano essere superflui. Il principio attivo, per svolgere la sua azione, deve essere “liberato” dalla forma farmaceutica, ad esempio una compressa, e poter essere messo a disposizione dell’organismo per essere assorbito. Ciò che risulta importante durante una terapia è, quindi, che la concentrazione del principio attivo nel sangue (concentrazione ematica) sia quella ritenuta idonea ad avere attività terapeutica.

POSSONO GLI ECCIPIENTI FAR VARIARE L’EFFICACIA TERAPEUTICA?

La normativa prevede che un medicinale equivalente possa contenere eccipienti diversi da quelli riportati nel brevetto, ormai scaduto, per la formulazione del medicinale di riferimento. Nonostante, il prodotto di riferimento e il medicinale equivalente abbiano lo stesso principio attivo nelle medesime quantità, è importante verificare che la “prestazione” delmedicinale sia identica. Esistono diverse tipologie di eccipienti, che svolgono differenti funzioni fondamentali per la produzione, ma anche per il rilascio del principio attivo dalla forma farmaceutica una volta che è stata assunta. Ad esempio, è proprio grazie agli eccipienti che alcune compresse o capsule vengono dette “gastro-resistenti”, ovvero che non vengono alterate dal pH molto acido dello stomaco. La scienza che studia come un principio attivo è messo a disposizione dell’organismo, una volta assunto il medicinale, si chiama biofarmaceutica.

CHE STANDARD DEVONO RAGGIUNGERE I MEDICINALI EQUIVALENTI?

I medicinali equivalenti devono soddisfare tutti gli standard previsti per i rispettivi originatori. Hanno il vantaggio di avere un prezzo inferiore poiché possono contare su studi fatti in precedenza sugli originatori, che possono essere utilizzati anche per l’immissione in commercio dell’equivalente. I requisiti necessari e indispensabili affinché un medicinale equivalente ottenga l’AIC sono quindi i seguenti, e si rifanno ai concetti di QUALITÀ, SICUREZZA ED EFFICACIA:

• Deve esistere un medicinale originatore di riferimento già approvato. Il titolare dell’AIC dell’equivalente deve poi:

  • Dimostrare che il medicinale è bioequivalente al medicinale di riferimento;
  • Documentare dettagliatamente la chimica, il processo di produzione e le misure adottate relativamente al controllo di qualità, seguendo le indicazioni dellanormativa e delle linee guida per i principi attivi di uso consolidato;
  • Assicurare che le materie prime ed il prodotto finito soddisfino le specifiche diqualità richieste per materie prime di grado farmaceutico;
  • Dimostrare che il medicinale equivalente abbia un profilo di impurezzeconfrontabile a quello del medicinale di riferimento e che quindi non sianonecessari nuovi studi di sicurezza;
  • Dimostrare che il medicinale mantenga le caratteristiche di stabilità per il periododi validità indicato in etichetta;
  • Dimostrare che il contenitore e il sistema di chiusura non interagiscano con ilmedicinale;
  • Per i medicinali sterili devono presentare dati di sterilità che dimostrino l’integritàmicrobiologica dei prodotti;
  • Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e il Foglietto Illustrativo del medicinale equivalente devono essere armonizzati a quelli del medicinale di riferimento.