Secondo Richard Ablin, il ricercatore statunitense inventore del test per misurare il PSA, questo marcatore è utilizzato spesso in maniera impropria nella ricerca di un possibile tumore alla prostata. Ma soprattutto può scatenare il panico, perché con elevati livelli di PSA si è portati immediatamente a temere di essere affetti da un tumore. «Non è così» tranquillizza Ablin. «Molte condizioni possono determinare un innalzamento della PSA, che in ogni caso risulta alta nella maggior parte degli uomini di una certa età e se si ha avuto un rapporto sessuale nelle 48 ore precedenti il test. Comunque, anche quando il test suggerisce un esame più approfondito, come la biopsia, e la biopsia individua un tumore, la maggioranza dei pazienti già si immagina sottoposta a intervento chirurgico per asportare la prostata, ma non è sempre così. Infatti molti tumori di questo tipo hanno un decorso molto lento, per cui sono sufficienti trattamenti mirati e un monitoraggio per tenersi sotto controllo. Al contrario, l’asportazione della prostata ha spesso come conseguenza impotenza e incontinenza. Quindi, in caso di tumore a decorso lento, è più frequente che si giunga al momento della propria morte con il tumore, e non si muoia a causa di esso».