La biopsia per verificare la presenza di un cancro alla prostata espone gli uomini ad infezioni da batteri resistenti ai farmaci. E’ quanto sostiene uno studio citato dal Los Angeles Times secondo cui tra i milioni di uomini che si sottopongono al test per il cancro alla prostata in tutto il mondo ogni anno, i medici stanno rilevando una tendenza allarmante: un numero crescente di pazienti si ammala di infezioni potenzialmente letali, resistenti ai farmaci. Alcuni studi hanno infatti scoperto che ”una piccola ma crescente percentuale di coloro che fanno il test di routine con ago – si sottolinea nella ricerca – si imbattono in una situazione critica e muoiono a causa di infezione batterica”. L’ago utilizzato per eseguire una biopsia viene inviato attraverso il retto e nel suo cammino verso la prostata si crea il rischio che i batteri dalle viscere vengano spostati nella vescica e nella prostata. Il richiamo sul rischio di infezione da biopsia riapre il dibattito sull’opportunita’ dello screening per il tumore alla prostata che testa il livello di PSA, una proteina prodotta dalle cellule della prostata che e’ elevata in presenza di cancro ma spesso non indicativa della presenza di un tumore.
Nota personale: altra possibilità di infezione è proprio quella di pungere una regione prostatica sede di infezione e spesso proprio per questo il valore del PSA risulterà aumentato in quel paziente. E’ buona norma effettuare sempre una terapia antibiotica specifica e solo dopo verificare l’effettivo valore del PSA onde evitare biopsie inutili, anzi, come detto pericolose.