Nei pazienti al di sopra dei 75 anni è sicuro sospendere lo screening del PSA, ma solo in presenza di livelli di PSA entro i tre ng/dl. All’interno di questi limiti, infatti, è improbabile che il paziente sviluppi un tumore prostatico aggressivo o vada incontro a decesso per questa malattia entro la propria speranza di vita, e pertanto si tratta di pazienti in cui è ideale sospendere lo screening, consentendo così di effettuare un taglio drastico sui costi ed eliminare potenziali danni da ulteriori esami o terapie in una popolazione che difficilmente ne trarrebbe beneficio. Si tratta comunque di conclusioni che derivano da dati osservazionali, compresa la soglia di PSA stabilita, che necessitano quindi di conferme in casistiche indipendenti. (J Urol. 2009; 181; 1606-14)
COMMENTO Dr. Italiano: era ora che finalmente la più autorevole delle riviste urologiche mondiali facesse chiarezza su questo aspetto. Quello che ancora, almeno da noi, ogni tanto si vede, sono le richieste di dosaggi del PSA a 80 anni e oltre per non parlare di biopsie totalmente inutili. Da un punto di vista medico-legale proporre una biopsia prostatica ad un paziente di oltre 80 anni pone nelle condizioni di una denuncia andando fuori dalle linee guida: anche diagnosticando un tumore alla prostata il paziente non necessiterebbe di alcuna terapia. Si andrebbe invece incontro a possibili complicanze per cui il paziente potrebbe anche denunciare l’urologo che lo sottopone ad un esame inutile.