prostata-zonePsa Alto: Il test effettuato dall’urologo

Pochi pazienti, nell’imminenza di un test del Psa, possono effettuare una scelta realmente informata sull’adesione allo screening del cancro prostatico,  perché i medici sono incapaci di trasmettere i controversi pro e contro dell’esame, di cui non esistono evidenze convincenti che riduca la morbilità e la mortalità connesse alla malattia. È la tesi sostenuta in un lavoro svolto dall’Università del New Mexico (Albuquerque) mediante un’indagine telefonica su un campione rappresentativo di 3.010 soggetti di età pari o superiore a 40 anni. Di questi, un gruppo di 375 uomini si è informato o è stato sottoposto a test del Psa. Il 69,9% degli intervistati ha discusso lo screening prima di decidere se sottoporsi al test (14,4% effettivamente poi non lo ha eseguito).

I medici hanno più spesso enfatizzato i vantaggi del test (71,4%), rispetto agli aspetti negativi (32,0%). Solo il 54,8% di soggetti ha affermato di essere stato richiesto di esprimere il proprio parere. “La maggior parte delle decisioni relative allo screening del cancro prostatico non ha soddisfatto i criteri per un processo decisionale condiviso in quanto i soggetti non avevano ricevuto informazioni sulle conseguenze delle scelte, avevano limitate conoscenze della patologia e non era loro richiesto routinariamente di esprimere il proprio parere” concludono gli autori. (A.Z.)
Archives of internal medicine, 2009; 169:1611-1618

NOTA PERSONALE: Ho volutamente inserito oggi questo abstract a sottolineare che esiste una eccessiva apprensione sul valore del PSA. Come detto in altre parti del sito il dosaggio del solo valore del PSA ha un significato limitato (a meno che non sia decisamente elevato!) se non correlato all’esplorazione rettale: a PSA elevato con sospetto clinico rettale di prostata indurita o con nodulo una biopsia prostatica ha un’alta possibilità di conferma di un tumore prostatico.

L’eccesso di allarmismo determina situazioni assolutamente da evitare come quella accaduta oggi (6 ottobre 2009) nell’Ospedale Villa Sofia dove lavoro: delle tre biopsie prostatiche programmate (inviate da altri colleghi) due pazienti erano (sono) ultraottantenni! Uno è un paziente di 82 anni con 11 di PSA ed un altro di 85 anni con 18 di PSA. Ora che questi pazienti abbiano o meno un tumore prostatico è certo che non moriranno mai per gli eventi correlati a questo tumore! E’ improponibile e contro le linee guida internazionali eseguire su questi pazienti una biopsia, un esame invasivo con possibili eventi avversi e soprattutto che non altera quella che sarà la scelta decisionale dell’urologo ovvero vigile attesa (astenersi da qualsiasi terapia e monitorare il PSA) o un antiandrogeno a basso dosaggio (dosi abitualmente utilizzate possono infatti avere in questa fascia di età effetti collaterali cardiologici severi). Naturalmente non ho eseguito la biopsia a questi pazienti dopo una corretta informazione.