Troppi uomini che fanno il test del PSA (esame del sangue che misura la presenza dell’antigene prostatico PSA) vengono operati in modo aggressivo con rimozione completa della ghiandola prostatica anche se non hanno un rischio alto di sviluppare un cancro alla prostata clinicamente significativo. Si tratta quindi, secondo uno studio su oltre 120 mila maschi condotto da Yu-Hsuan Shao del Cancer Institute del New Jersey presso New Brunswick, di un probabile eccesso diagnostico e di trattamento. Secondo gli autori del lavoro, pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, il test del PSA non è sufficiente per prendere decisioni cliniche sul paziente.
Non e’ la prima volta che si punta il dito contro un test che pure molto ha fatto in termini di diagnosi precoce di questo tumore maschile. Trovando un PSA in concentrazioni anaomale si suppone la presenza di un tumore che si accerta con biopsia. Ma non tutti i tumori sono pericolosi, alcuni sono lenti e poco aggressivi e, soprattutto quando compaiono in un individuo anziano, forse e’ superfluo trattarli. In questo studio gli esperti hanno calcolato che molti dei maschi il cui test del PSA denuncia un valore non elevato di antigene (4 nanogrammi per millilitro di sangue) vengono comunque operati in modo aggressivo. Molti di questi non hanno un rischio significativo di malattia, eppure al 44% di quelli con una concentrazione di PSA di 4 nanogrammi per millilitro di sangue o più bassa, viene rimossa la ghiandola in modo radicale; un eccesso di diagnosi e trattamento.